Novecento


All'inizio del XX secolo, prima della federazione agricola cooperativa, gli albenganesi preferivano passare per le vie marittime per raggiungere i mercati di Genova e Sampierdarena. Esisteva sul lungomare un pontile che permetteva l'attracco delle navi. La prima guerra mondiale colpisce duramente la piana, la mancanza di manodopera porterà una grave crisi nell'agricoltura, infatti i generi alimentari vennero razionati e la povertà si espanse alla popolazione incapace di provvedere a sé stessa.
il primo dopoguerra
Dopo la fine della Grande Guerra la crisi continua ad affliggere la città che spera in una lista di contadini progressisti eletta con una maggioranza senza eguali del 1920. Questa lista venne spazzata via dalle violenze fasciste nel 1922. Molte le testimonianza di una elezione farsa che porta ad un'amministrazione cittadina fascista, come nel resto d'Italia molti furono coloro che nel giorno delle elezione vennero presi nelle loro case e portati a votare dalle squadracce. Anche la storica edicola du Rissin venne incendiata dai fascisti nell'ottobre 1922. Lo storico palazzo dell'asilo, che per decenni ospitò gli infanti ingauni, venne convertito a Casa del Fascio e successivamente a caserma delle brigate nere. Oggi è di nuovo sede dell'asilo Ester Siccardi e di alcuni uffici comunali.
Sotto il governo fascista perse il titolo di provincia, con l'annessione a quella di Savona, ne conseguì la perdita della sottoprefettura. Sul finire degli anni venti e per tutti gli anni trenta le condizioni di vita della popolazioni migliorano, grazie al potenziamento dell'agricoltura e all'insediamento di nuove fabbriche legate alla trasformazione. Da evidenziare anche la nascita di ditte di spedizionieri. Il centro storico viene recuperato e nelle zone limitrofe al borgo si edificano nuove vie, piazze, palazzi e mercati.
In Albenga vengono costruite tre caserme militari: la Garibaldi, la Piave, inaugurata nel 1930 dal principe Umberto, e la caserma A. Turinetto. Nel 1922 nella vicina Villanova si inaugura un aeroporto che sarà utilizzato come sede della 119a Squadriglia di ricognizione della Regia Aeronautica.
Figura 16: A sinistra la Caserma Garibaldi (oggi sede della Polizia Municipale) - Coll. Navone -. A destra la Caserma Piave (parzialmente in uso all'Arma dei Carabinieri), oggi in disuso - acquerello 1940 -
La seconda guerra mondiale
La guerra ad Albenga non si fece attendere: nel giugno del 1940 dalla pista si alzarono subito gli aerei che dovettero difendere le città attaccate dagli aerei francesi che erano già in rotta per la Liguria quando Mussolini fece il suo famoso discorso della dichiarazione di guerra; in questi anni la città subì numerose raid alleati. Il primo avvenne il 16 giugno 1940, quando un bombardiere francese colpì duramente la caserma Piave, la Garibaldi e l'infermeria. Un altro bombardamento del 12 aprile 1944 portò alla distruzione del ponte d'acciaio della ferrovia sul fiume Centa. Con la caduta del governo fascista, il 12 settembre 1943 entrarono in città le truppe tedesche. L'esercito straniero considerava la piana strategica e presero in considerazione la possibilità che gli alleati potessero arrivare dal mare, per questo edificarono diversi bunker (uno dei quali sulla pianura dell'anfiteatro), militarizzarono parte della spiaggia e i torrenti che sfociavano a mare.
Figura 17: Foto aerea dei bombardamenti su Albenga da parte degli alleati. La machia nera che si scorge al centro è il fumo proveniente dallo scoppio di una bomba avvenuto nei pressi del ponte della ferrovia. - Archivio militare Londra -




Il secondo dopo guerra
Dopo la liberazione inizia la grande opera di ricostruzione della città che conta oltre 1700 abitazioni distrutte o gravemente danneggiate. Nel 1947 Albenga vive una delle sue più tristi pagine, una nave, la Annamaria che transitava vicino alla riva, affonda, trascinandosi dietro 43 bambini, il fatto è conosciuto come la Tragedia di Albenga. Dopo questa fase post-bellica arriva il miracolo economico italiano che porterà la prosperità della produzione agricola, delle attività commerciale e imprenditoriali. Come il resto del nord, anche la ricca pianura di Albenga attira flussi migratori dal meridione, che porteranno una rapida espansione alla città. Il centro storico non viene curato per molti anni spopolandosi e subendo un lento degrado. Fortunatamente rinasce negli albenganesi l'interesse per le loro origini e dagli anni novanta inizia una operazione di recupero.

Figura 18: Vista dal Monte – 1963;  Acquerello; 




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