Il Percorso


Il percorso suburbano della via romana è cosparso di numerose costruzioni romane e forma una passeggiata archeologica anche di interesse panoramico e ambientale. L'abbandono in cui è rimasta la zona, già intensamente coltivata e trasformata a fasce di vigne e di olive dai Benedettini, che la possedettero per secoli, consente la conservazione di lunghi tratti della via, la quale corre per vari chilometri a mezza costa fino al promontorio e alla chiesa di Santa Croce, che si affaccia sulla baia di Alassio.
Il sicuro percorso romano termina ad Alassio, dalla chiesetta di S.Croce, che è menzionata per la prima volta in una bolla di papa Alessandro III del 1169, come priorato appartenente al monastero benedettino dell’Isola Gallinara.
Figura 66: resti del selciato romano
Lungo tutto il percorso ci accompagna la visione dell’inconfondibile sagoma dell’isola Gallinaria, così chiamata già in epoca romana per la presenza di galline selvatiche.

In alcuni brevi tratti si apprezza ancora l’originale lastricato romano caratterizzato dalla presenza dei margines ai lati e di tagli trasversali per lo scolo delle acque.

Dalle rovine di San Calocero si percorre per un breve tratto la carrozzabile Albenga-Villanova, per imboccare più a valle, la strada di costruzione moderna che sale sulla collina del Monte. La via Romana invece saliva direttamente da San Calocero in direzione della chiesa di San Martino, ma il tratto di collegamento è scomparso.

Da questo punto è possibile salire al Monte per la carrozzabile privata che raggiunge l'abbazia di San Martino oppure raggiungendo l'antica via romana che passa presso l'ex-chiesa di San Martino, entrando di qui nella proprietà privata dell'ex-abbazia.

Proseguendo si passa davanti al Pilone Romano restaurato da d'Andrade, e quindi si giunge ad una vasta spianata ellittica, oggi magnificamente alberata, che racchiudeva l'anfiteatro della romana Albingaunum, costruito come al solito fuori dalle mura ma qui in posizione inconsueta sull'alto della collina.


Sul margine a ovest dell'anfiteatro si conservano gli avanzi della Chiesa e dell'abbazia di San Martino, la prima incorporata in una casa colonica, la seconda trasformata in villa e molto restaurata. Esse sono l'ultimo residuo della vasta tenuta monastica che nel medioevo i monaci di San Benedetto organizzarono in terraferma dall'abbazia all'Isola Gallinara, che sta dirimpetto. La chiesa, di cui si conserva l'abside quadrangolare, non è anteriore al XIV secolo, e pure tardo-medievale sembra la costruzione dell'adiacente casa monastica, le cui bifore gotiche sono in massima parte frutto di un restauro dei primi del '900.

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