Il museo di storia Romana


il volume del museo 
La prima riflessione da fare è su quale sia il ruolo principale che un museo dovrebbe avere: se sia uno spazio di memorie stratificate, se abbia lo scopo di valorizzare parti della città, se sia centro di aggregazione, un scenografico capolavoro, un landmark, un'interpretazione di idee, uno spazio di riflessione... Il museo è da intendersi come spazio vitale, un luogo dove la comunità ha l'opportunità di riflettere sulla sua storia, dove ha la possibilità di ritrovare se stessa. Non è possibile pensare ad un museo standardizzato, proposto identico in più luoghi, ma occorre creare strutture differenti, le quali saranno adattate rispetto allo spazio in cui si trovano e alla funzione a cui devono essere adibite, servendosi delle innovazioni tecnologiche, di modo che queste le rendano sempre migliori. Un tempo il museion, ovvero tempio delle muse, aveva il principale scopo di racchiudere arte, scienza e bellezza, a cui solo pochi potevano avere accesso. Solo con il Rinascimento matura la consapevolezza della sua importanza per la collettività, e nei secoli successivi i sovrani fanno a gara per creare palazzi dove poter collezionare opere d'arte. La riflessione degli architetti sul museo non cambia molto, sono più o meno sempre palazzi che spesso nulla hanno a che fare con le mostre che ospitano. Solo nel secondo dopoguerra, grazie al genio di Frank Lloyd Wright con il suo Guggenheim Museum si fa una profonda riflessione sul mettere in relazione le opere, l'edificio che le deve ospitare e il pubblico che le viene a vedere. Ad oggi il dibattito sul museo è più acceso che mai, ne esistono di decine di tipologie e di concezioni, che portano ogni singolo architetto a sviluppare un proprio pensiero riguardo il museo che deve progettare. Solo negli ultimi anni si è creato un punto comune, quasi cardine per molti edifici: l'impatto ambientale. Negli ultimi tempi non sono pochi gli ecomusei, strutture che vanno a recuperare manufatti di un tempo utilizzando il minimo spreco di energia, e il cui mantenimento risulta ad impatto zero. Lo spazio intorno diventa punto fondamentale, che usando la trasparenza fanno sì che l'ambiente stesso diventi perte integrante del museo. La varietà dei contesti non permette sicuramente di dargli una forma fissa, è poliedrico come la società stessa e non può fare altro che utilizzare il suo linguaggio, oggi più che mai legato all'interazione diretta per rendere il percorso il più piacevole possibile. La struttura a cui penso deve poter riuscire a mettere in gioco i diversi valori, di oggi e di 2000 anni fa, perché possa regalare al suo visitatore stimoli ed energie nuove.

La concezione della mostra museale è in continua trasformazione, sempre più spesso, grazie alla facilità degli spostamenti il museo è solo un spazio dove la mostra pensata da un artista si può collocare per un certo periodo. Sono molteplici le mostre, che come delle rock star in tour, fanno più tappe in più città nel mondo.
Nel nostro edificio deve trovare sede lo spazio per quella mostra permanente sulla storia dell'Albingaunum antica che ad oggi non esiste, o solo in parte.



il volume del museo 






In tutto il percorso progettuale non è mai venuta a mancare la sensibilità riguardo il cambiamento delle percezione tra un visitatore normodotato e un disabile: non si sono creati ambienti dove questi è impossibilitato ad accedere, ma nemmeno che vari la percezione tra un normodotato e un diversamente abile. Per questo si è deciso di evitare di creare barriere architettoniche. Non sono stati creati passaggi di sole scale o corridoi di larghezza inferiore a 1,2 m.
L'idea di progettare su un appezzamento così astio da raggiungere, pone in essere la creazione di un'adeguata struttura viaria, che porti il visitatore a poter accedere con facilità al museo e al teatro. Non si vuole creare un parcheggio all'aperto che possa deturpare il contesto naturalistico attuale, quindi si decide per la creazione di un ampio spazio interrato collegato direttamente a quella che sarà l'entrata del museo, e dal quale si possa arrivare con poca fatica alla spianata dove sono presenti le rovine. Se analizziamo la percezione di chi viene ad Albenga per la prima volta, scopriamo che si rimane sbalorditi nel venire a conoscenza di poter avere a che fare con così tanti reperti. Si decide di pensare ai percorsi stessi come una continua scoperta, dove il visitatore possa ogni volta ritrovare qualche novità, che sia incuriosito nell'andare continuamente avanti.
concettuale del vomitorium – accesso al museo 
L'accesso principale del museo sarà un tunnel, un vomitorium, come quello che portava all'interno dell'arena per i combattimenti. Questo da lontano apparirà come l'uscita di un cunicolo, che porta chi lo ammira a incuriosirsi e domandarsi cosa mette in comunicazione tale accesso. Per accedere alla
parte alta si potranno fare diversi percorsi, il primo sarà attraverso il museo, tramite ascensori, per eliminare qualsiasi tragitto che possa essere visto come una barriera architettonica.
L'altra possibilità sarà quella di una camminata di qualche centinaio di metri per la via che passa davanti al Pilone e che curva ponendo il visitatore a partire guardando la piana ingauna e terminando il suo tragitto potendo ammirare tutta la baia alassina; un terzo percorso, più breve, sarà possibile attraversando i terreni sopra il museo ipogeo, quindi percorrere il tratto di lastricato medievale della via Julia Augusta e da dietro la chiesa di San Martino accedere spianata. 

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